Tra le ville sorte nella seconda metà del Cinquecento a Sampierdarena si registra quella appartenente ad un ramo della famiglia Doria. Il complesso nell’arco di quasi cinque secoli, a differenza di molti altri, ha avuto un unico cambio di proprietà: l’acquisto fatto nel 1778 da parte dell’abate Paolo Gerolamo Franzoni. Questa continuità ha favorito la conservazione integrale della villa per quanto riguarda gli spazi architettonici, mentre l’ampio giardino e soprattutto il bosco, negli anni Trenta del Novecento, con l’apertura del nuovo asse viario – l’attuale via Cantore – subirono nella parte superiore una netta cesura che comportò - nel 1934-1935 - la costruzione di un nuovo corpo architettonico che affaccia sull’arteria.
Nel 1582, era proprietario della villa Giovanni Battista Doria, figlio di Domenico e di Maria figlia di Francesco Doria. Circa la vita familiare sappiamo che Giovanni Battista si unì in matrimonio con Geronima figlia di Luca Grillo dalla quale ebbe un figlio maschio, Domenico - poi marito di Vittoria figlia di Battista Doria - e due femmine, Maria - poi moglie di Camillo Pavese - e Angela, che si fece monaca. La famiglia Pavese era presente e attiva sul territorio del Genovesato fin dal XII. Proprio il matrimonio avvenuto nel febbraio 1594 tra Maria e Camillo fu il motivo della costruzione della grotta eretta nel giardino della loro residenza di Sampierdarena voluta e finanziata da Camillo. La grotta fu edificata a partire dal 1594 per Camillo Pavese inserita in una terrazza costituita da un loggiato e dotata di un prospetto a tre fornici. La parte centrale del manufatto è sormontata da una cupola retta da otto pilastri, l’ambiente è reso luminoso dall’eccezionale decorazione polimaterica. Lungo il perimento, un anello d’acqua bagna le pareti ornate a rustico che celano alcune nicchie originariamente predisposte per ospitare delle statue. Visitata nel 1607 da V. Gonzaga, fu poi celebrata nel 1627 per la preziosità dei suoi ornamenti dall’architetto tedesco J. Furttenbach, che definì la grotta “la più nobile ed elegante che si possa vedere in tutta Italia”. La villa divenne uno spazio “di delizie”: molti i documenti che ne rendono testimonianza.
La villa in quel tempo visse forse il suo periodo più intenso: la morte a soli nove anni di Ignazio, unico figlio maschio della coppia e quella dello stesso Camillo, avvenuta a Genova il 28 aprile 1607, vide il ritorno del complesso in proprietà alla famiglia Doria che la mantenne fino alla metà del secolo successivo: nel 1757 ne risultava infatti proprietario il “magnifico Nicolò Doria”. Di lì a poco - nel 1764 – il complesso sarebbe stato acquisito dall’abate Paolo Gerolamo Franzoni. Iniziava così il secondo momento della storia del complesso che da uso familiare, assumeva quello “pubblico” divenendo la casa madre delle Madri Pie Franzoniane – la congregazione religiosa fondata dallo stesso il 3 dicembre 1754 - e Conservatorio per la formazione e l’educazione delle ragazze: finalità alla quale ancor oggi è destinato. Pochi furono i cambiamenti apportati: tra essi i più significativi avvennero nel 1821-1822 con la costruzione della chiesa a pianta ottagonale che affaccia su via Daste e nel 1934-1935 con il ridimensionamento del bosco e del giardino a causa dell’apertura del citato nuovo asse viario, inaugurato il 15 maggio 1938. Il giardino era costituito da aiuole e siepi disposte con regolarità all’italiana, pavimentato a ciottoli e con uccelliera; gli orti coltivati a verdure; il frutteto, dove prevalevano aranci e limoni, si estendeva verso il monte e si concludeva con un boschetto selvatico al limite della abbazia di san Giovanni di Borbonoso.
Negli ultimi decenni, attraverso una serie di iniziative, si è cercato di valorizzare lo spazio urbano delle ville di Sampierdarena affacciate su via Daste con la pedonalizzazione dell’arteria. Sono previsti interventi di restauro per villa Grimaldi “la Fortezza”, palazzo Spinola di San Pietro e la grotta di villa Doria Pavese per la quale la sottoscrizione di una convenzione tra il Ministero della Cultura, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, l’Università degli Studi di Genova e la Fondazione Franzoni ETS è il primo passo per il restauro dell’importante monumento.